Non era l'aria condizionata

Un rapido brivido al leggere Beppe Severgnini (Corsera) che parla di una maggioranza stanca di litigare su “amichette ambiziose ed amici ingordi”. Non per l’ambizione, che può essere un sano motore di mobilità, né per l’ingordigia, di cui si occupino piuttosto psicologi e moralisti. Semmai per l’immagine imprecisa di un potere che può permettersi di sfamare gli ingordi e creare spazi alle ambiziose così, come se tutto fosse dovuto.

Poco più in là nello stesso giornale qualcuno (Michele Ainis) ricorda un Weber che nel 1919 riusciva a distinguere tra chi viveva DI e chi viveva PER la politica. E questi altri cosa sarebbero? La terza via non categorizzata da Weber, quelli che vivono di tutt’altre soddisfazioni usando la politica come una sinecura di facile accesso.

Se questi sono gli uomini di potere, è per quanto spazio gli è stato regalato da un elettorato distratto quando non distrutto e da un sistema di organizzazione del consenso autoconservativo  a dispetto di tutto. Anche fosse pieno di galantuomini, non ci può essere nulla di buono in questo parlamento. Ma, a guardare minuziosamente, le amministrative degli ultimi anni hanno lasciato intravedere non tanto qualche personaggio “bandiera”, ma qualche segnale che sta a raccontare che, forse, anche senza partiti apparato, anche senza padroni e senza buffoni un po’ di politica può ancora riuscire.

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