Da Kant a Schiavone

Bauman (sempre lui) individua i nuovi contorni della comunità estetica. Meglio: del ruolo dell'estetica nel soddisfare un presupposto bisogno di comunità.

La condivisione della passione per un "idolo" viene contestualizzata da Bauman in rapporto all'ingresso della elettronica nell'industria culturale: per cui i numeri che possono comporre la comunità estetica (il numero di spettatori) cresce esponenzialmente.

Capita però anche che, dispiegandosi le possibilità dell'elettronica, cambino anche gli stili e i rituali delle comunità estetiche. E quindi i loro caratteri costituenti.

Fino ad un certo punto la comunità estetica si riunisce per le funzioni religiose, o per quelle teatrali o per quelle musicali. Poi si riunisce (in una successione che non esclude i passaggi precedenti) attorno alla televisione: prima in spazi pubblici (la povertà induce il bisogno di comunità?) poi in spazi familiari. Comunque condividendo spazi, luoghi fisici.

Oggi, rispetto alla fruizione in modalità broadcasting, il luogo non ha più così tanto senso. Rimane però una dimensione di sincronicità, di condivisione del tempo, di attesa e di consumazione dell'appuntamento. Ognuno si vede lo spettacolo e il divo dove vuole, ma l'unicità del giorno e dell'ora della trasmissione consentono di costruire momenti temporali di comunicazione e di esperienza comune nel prima e nel dopo se non nel durante.

Fin qui, e limitatamente: perché già youtube e la viralizzazione introducono delle perturbazioni rispetto a questa logica. Si può fare comunità (estremamente labile, estremamente distinta e distante dai vissuti quotidiani analogici) condividendo uno spazio digitale anche in momenti diversi. La contemporaneità è la somma di momenti e di esperienze tra loro impermeabili e dotate di un senso che c'è solo in quanto appeso all'evento. Cancellato quello, non rimane nulla della comunità. 

Scopro oggi che le puntate di una serie televisiva che attendo da un anno (Schiavone, seconda serie) sono disponibili in anticipo sulla piattaforma web della rai. Voglio dire: non su una piattaforma a pagamento che renda rara l'anticipazione dei contenuti: no, su una piattaforma di libera fruizione.

E che è? E'. E' che l'attesa non ha più senso. L'appuntamento non ha più senso. La ricchezza della prima visione non ha più senso:non costituiscono possibilità di genesi comunitaria.

Ognuno è libero di vedersi la prima puntata (ma anche la seconda, le terza e quante ce ne saranno) non solo dove vuole ma anche quando vuole. Che cambia? Cambia che, come spettatore, sono sempre più solo. La fruizione è sempre più una questione tra me e il mezzo. La comunità è ridotta a molecole senza vincoli di coesione, gassose. Pare poco? Non so: due conseguenze però le vedo.

La prima è seria, ed è di carattere politico. Perché Bauman (ma forse già Kant, che però non viveva l'epoca dei suffragi universali) individua nel connotato estetico uno degli elementi di costruzione del consenso. A pensarci in qualche modo, venendo giù da Reagan attraverso Berlusconi e Renzi fino a quelli che abbiamo attorno, è tutto un susseguirsi di momenti di legittimazione teatrale, di crediti attribuiti quasi fideisticamente a uomini soli che si propongono per il comando per come parlano e sempre più spesso per come riescono a individuare e contrastare avversari facendosi campioni se non eroi (e dice Bauman: le comunità estetiche tutto fanno meno tessere tra i propri membri una rete di responsabilità etiche e quindi di impegni a lungo termine).

Ora, se l'industria culturale mi porta a una fruizione individuale dei contenuti in termini di spazio e i tempo: quanto più labili stanno per diventare le mie responsabilità etiche? Quanto sarò alla fine responsabile del mio suffragio?

La seconda conseguenza: ci restano i contenuti sportivi. Non teatro, musica, politica: sport. I campionati del mondo di ciclismo, di calcio, di pallavolo: li puoi trasmettere in differita, ma per fortuna ancora avvengono in uno spazio ed in un tempo imprescindibili. Ma almeno gli appuntamenti internazionali sono meno divisivi dei campionati locali.

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