Il protezionismo e gli astragali

Giacché il protezionismo non è più di moda, come pure la politica economica, pare che non resti che tirare gli astragali e scegliere tra il morir di fame perché le merci costano troppo e tra il mori di fame perché non s'ha più lavoro.


Esposti alla concorrenza sleale di chi fa lavorare minori, inquina, intossica e non riconosce diritti né sociali né tantomeno civili,  potremmo sopravvivere solo con prodotti di grande qualità e contenuti innovativi: ma in Italia, si sa, la ricerca non si finanzia; e se la si finanzia non è per dar da fare all'industria ma per promuovere cattedre.


Non resterebbe che chiudere le porte e reintrodurre i dazi doganali. Del resto non vorremmo rivedere Schengen? Certo, e secondo l'adagio che recita: porte aperte per chi porta, ma chi non porta parta.


E allora, prima di sbattare la porta in faccia ai miserabili, forse val la pena, con mezzi leciti e possibili, chiuderla alle merci di quei paesi i cui regimi poi ci fanno tanto orrore. 


Non c'è da chiedersi se siano compatibili l'etica e l'economia. Alla prova dei fatti e dei piatti oggi l'etica è economia.

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