Beati i piccoli

L'ultima finanziaria tassò il tassabile, e si spinse anche oltre. E mentre drenava le tasche, i portafogli, le borsette, i depositi bancari e persino quelli sotto i mattoni (per chi ancora ne aveva, di mattoni) nel contempo stabiliva che i Comuni, quelli grandi e quelli piccoli, dovessero in qualche modo arrangiarsi. Perché, disse tra i denti il Ministro, la festa era finita e si doveva patire.

I sindaci dei comuni si riunirono in una grande valle per affrontare la questione: non ce ne era più per cambiare le lampadine e, chi ancora ne aveva di lampadine, non sapeva come pagare la bolletta per accenderle.

"Occorre mettere nuove tasse" disse il Sindaco di una città grande del Nord. "Noi tasseremo chi vuole entrare in città". I sindaci dei comuni più piccoli impallidirono, per la paura che, dalla grande città, folle di cittadini, visitatori e semplici passanti potessero riversarsi in borghi e paesi delle colline, lì chiedendo a gran voce marciapiedi, raccolte differenziate e asili per i più piccoli.

Per questo il sindaco di un comune piccino azzardò con una voce flebile "Ma non potremmo mettere una tassa sull'uso del suolo pubblico" "Già fatto!" Tuonarono i Grandi Sindaci delle Grandi Città. "Bancarelle e tavolini di bar, Madonnari e ruote di scooter: abbiamo già tassato tutto ciò che occupa il suolo pubblico!"

"Vero, ma, permettete: anche chi cammina usa il suolo pubblico, non vi pare?" Nella valle piombò il silenzio. L'idea piaceva. Fu affidata ad un segretario comunale che, assieme a tre assessori al territorio e due del bilancio e programmazione, più uno degli affari istituzionali, determinarono la nuova tassa. 

Non una tassa qualsiasi, non il solito balzello sul colore delle case. Una tassa moderna e, in ossequio ai principi di solidarietà sociale, una tassa assolutamente progressiva. 

E fu così che venne imposta la tassa sulle suole. Da corrispondersi in ragione del tempo passato sugli spazi pubblici ed in rapporto al numero delle scarpe. Il 36 pagava meno del 44, per capirci.

Neanche a dirlo, il popolo furbetto le escogitò tutte per evadere, eludere e disilludere gli esattori. Si vide un omone barbuto costringersi nei decolletées della moglie, calcando sui tacchi a spillo; si vide un operato di protesi d'anca saltellare agilmente su un piede solo; si videro nonni farsi portare a cavalcioni da nipotini di 4 o 5 anni...

La vinsero, come al solito, gli esterofili: con la complicità di calzaturieri collusi e di pochi scrupoli, adottarono la misura americana e intentarono una class action per il riconoscimento del titolo d'uso.

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